Poco dopo le 22 di ieri dopo otto giorni di sospensione di cibo e acqua ha finito di soffrire
ALGHERO - Giovanni Nuvoli è morto sotto sedazione poco dopo le 22 di ieri dopo otto giorni di sospensione di cibo e acqua, due dei quali passati pienamente vigile e capace di intendere e di volere. Accanto la moglie Maddalena costretta a vegliare il corpo già inerte del marito in attesa che si prosciugasse e morisse. Era malato di sclereosi laterale amiotrofica, gravissima patologia degenerativa che colpisce un gruppo specifico di cellule del midollo spinale (i motoneuroni) causando una progressiva atrofia muscolare che porta a una paralisi progressiva dei quattro arti e dei muscoli deputati alla deglutizione e alla parola. Come Piergiorgio Welby, anche lui da tempo si batteva per ottenere il rispetto di una sua volontà precisa: "voglio morire senza soffrire, addormentato". Sono le parole risuonate il 24 aprile dal sintetizzatore vocale, l'apparecchio di cui è stato dotato dopo che per lunghi mesi l'unico modo di comunicare con la moglie Maddalena Soro era un battito di ciglia per indicare le lettere dell'alfabeto su una lavagna di plexiglas. Ma questo suo desiderio, al contrario di quanto successo con Welby, non aveva finora trovato qualcuno che lo esaudisse, anche perché i riflettori che da tempo si erano accesi sul suo caso avevano fatto sì che le autorità prestassero una "discreta" ma costante vigilanza per evitare un "bis". Una ripetizione, con conseguente strascico polemico della vicenda di cui è stato protagonista l'anestesista Mario Riccio che interruppe la ventilazione meccanica aiutando Piergiorgio Welby a morire e che, per un vero caso del destino, proprio ieri il Gup di Roma ha prosciolto dall'accusa di "omicidio del consenziente". Come aveva rivelato nei giorni scorsi Marco Pannella, un tentativo per raccogliere l'appello di Giovanni Nuvoli era stato fatto l'11 luglio, quando un anestesista era pronto a staccare il respiratore, ma era stato bloccato dall'intervento dei carabinieri. Così una vicenda che si trascinava da mesi (14 di ricovero a Sassari e poi dal 6 aprile ritorno e assistenza nella sua casa di Alghero) si è risolta per un fatto "naturale". "Giovanni ha finito di soffrire, si è lasciato morire", ha spiegato la moglie, precisando che al momento del decesso il respiratore era in funzione e che la morte è stata una conseguenza del progressivo peggioramento delle sue condizioni.
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