Ancora polemiche sulla delibera che autorizza la somministrazione di cibo e bevande in spiaggia. «Per noi l´attività di somministrazione costituisce l´unica attività motrice dell´impresa, non attività accessoria come pretenderebbero i balneari»
ALGHERO - Non si placano le polemiche in seguito alla delibera consiliare che autorizza numerosi stabilimenti alla somministrazione di cibo e bevande in spiaggia. Ad inviare una lettera all'assessore al Commercio Gianfranco Becciu è Daniela Coradduzza, nella sua qualità di imprenditrice e rappresentante della categoria dei Pubblici Esercizi di Somministrazione di alimenti e bevande. «Non ho voglia di fare polemiche sterili - precisa la Coradduzza - ma chiedo soltanto alla pubblica amministrazione e in particolare all'assessore Becciu di operare nel suo mandato con la competenza richiesta dalla carica che ricopre. Capisco che problematiche di sviluppo economico e commerciale dal punto di vista tecnico possano non essere alla sua portata ma ci sono sempre le regole “democratiche” di correttezza e civiltà a cui non si dovrebbe mai derogare e che si dovrebbe sempre presiedere in qualsiasi contesto».
Si possono derogare soltanto le leggi di pari grado non quelle di grado superiore, dichiara con forza. «Ciò significa che un consiglio comunale non può derogare disposizioni contenute ne in leggi regionali ne tanto meno nazionali». «La delibera del consiglio comunale che abiliterebbe gli stabilimenti balneari allo svolgimento dell'attività di bar e ristorante a tutti gli effetti, inevitabilmente mette in moto delle nuove dinamiche concorrenziali che ci coinvolgono direttamente. Ricordo che io, come i miei colleghi, non siamo persone ma entità economiche presenti nel territorio da tempo, da quando le autorizzazioni si acquistavano e costavano parecchio. Questo aspetto non è stato preso in considerazione, nessuno di noi è stato nè informato ne tanto meno interpellato a riguardo». Dopo la richiesta di un
incontro non abbiamo ricevuto alcuna risposta, dichiara sbalordita l'imprenditrice, le uniche vostre esternazioni sono state risposte arroganti e illiberali. «Non si tratta di destra o sinistra, di legalità o abusi ma, sopratutto, delle regole democratiche per lo sviluppo economico e per il benessere di tutti». «Voglio sottolineare che per la mia impresa, come per quelle dei firmatari della richiesta di incontro, l'attività di somministrazione costituisce l'unica attività motrice dell'impresa, non attività accessoria come pretenderebbero i balneari. Per noi titolari e per i nostri collaboratori è l'unica fonte di reddito probabile a fronte di impegni economici certi». «Non abbiamo altri stipendi come invece possono vantare le persone che hanno spinto in consiglio comunale per la delibera selvaggia. Credo che un minimo di attenzione non solo la meritiamo, ma ci sia dovuta. Il consiglio comunale ci si accanisce contro,consentendo invece una pratica che andrebbe evitata con tutti i mezzi per evitare una evidente distorsione del mercato a favore di altre categorie che dalla città ha avuto tantissimo, e pretende ancora di più, a cominciare dalle enormi spese programmate per la riqualificazione del lungomare e continuando con il sacrificio all'immagine di Alghero, a nostra città e le nostre spiagge, per il pesantissimo impatto ambientale su un sistema in delicato equilibrio (voglio ricordare la continua erosione della costa) delle varie strutture che tra muri, gazebo, siepi di separazione e cabine, spesso non permettono di scorgere il mare», conclude Daniela Coradduzza. /
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