Il 20 Maggio di ogni anno si celebra la giornata mondiale delle api istituita dall´ONU il 20 dicembre 2017 in memoria dello sloveno Anton Jansa nato proprio il 20 Maggio 1734, primo professore  dell´apicoltura moderna nella Vienna imperiale
ALGHERO - Il 20 Maggio di ogni anno si celebra la giornata mondiale delle api istituita dall'ONU il 20 dicembre 2017 in memoria dello sloveno Anton Jansa nato proprio il 20 Maggio 1734, primo professore dell'apicoltura moderna nella Vienna imperiale. Lo scopo di questo evento è di sensibilizzare tutta l'umanità sul ruolo importante delle api e di tutti gli altri insetti impollinatori per  l'equilibrio naturale in forte declino a causa diversi fattori, molti dei quali prodotti dall'uomo. Il tema delle api mi ha sempre affascinato sin dall'età puerile in cui vedevo, in campagna, con quanta passione mio padre Giuseppe curava con amore i tantissimi alveari da cui estraeva il  biondo miele. Era un provetto apicoltore e aveva una speciale confidenza con le api talmente che esse, poggiandosi sul suo corpo, non lo pungevano come se fossero orgogliose di regalare al loro  amico il prezioso nettare da esse prodotto con grande fatica. 
Il miele era conosciuto sin dall’epoca antichissima come unico dolcificante a uso alimentare, ritenuto prezioso unguento medico per gli Egizi e cibo degli dei per i Greci. La fonte scritta sull’utilizzo alimentare del miele la troviamo nella Bibbia. Nel primo libro di Samuele si legge, infatti, che Gionata, figlio del re Saul, «allungò la punta del bastone che teneva in mano e la intinse nel favo di miele, poi riportò la mano alla bocca e i suoi occhi si  rischiararono». Ma come possiamo definire le api?  Esse appartengono alla specie degli insetti. Ma chiamarle insetti è affievolire la loro natura. Io le definirei, piuttosto, creature sociali, esseri intelligenti capaci di interagire con l’uomo da cui però  pretendono rispetto e amore. E’ vero, le api pungono ma lo fanno  solamente per difendersi.  
Quando pensiamo alle api, spesso associamo semplicemente queste creature al miele che esse producono con molto lavoro, con generosità e abnegazione. 
La vita delle api è dedicata completamente a un continuo lavoro. Ogni ape ha il suo compito.  
Tutto è governato da un sistema sociale ben organizzato ove ogni  ape svolge una mansione sincronizzata con quella delle altre per il  raggiungimento di un obiettivo comune che è fondamentale per la  sopravvivenza dell’alveare. L’uomo, oggi, avrebbe molto da imparare dalla generosità delle  api; invece in un mondo dove privilegi e doveri dovrebbero essere ripartiti in maniera equa, poche persone pensano al bene comune e lo sfrenato individualismo soffoca i diritti degli altri e l’ingiustizia prevale sulla giustizia. Viviamo in un mondo dove proliferano gli omicidi e i femminicidi, gli odi, le violenze, le profanazioni, le faide interne, le prevaricazioni e le ingiustizie, gli abusi di potere, la fame e la povertà, le guerre, le rivoluzioni interne e fratricide, la pervicacia  del male. ll nostro pianeta lentamente si sta spegnendo per colpa dell’umana  stupidità: l’uomo non è ancora consapevole che lui stesso è  l’artefice della distruzione dell’ecosistema con l’inquinamento che  produce. 
L’uomo non ha ancora percepito che il primo carnefice è l’uomo  medesimo perché inquinare l’ambiente significa avvelenare se  stesso; perché i pesticidi che lui ha sparso sui prodotti  dell’ambiente arrivano nelle nostre tavole, nell’acqua che  beviamo, nei cibi che noi mangiamo. 
L’uomo non ha ancora la piena consapevolezza che oggi numerosissime api continuano a morire non solo a causa dei  fattori climatici, ma soprattutto a causa dell’inquinamento dell’ambiente prodotto dall’uso delle molecole di sintesi chimiche. Come per l’ape, la fonte della vita è il fiore che da questo trae il nettare, così per il fiore, la fonte della vita è l’ape in quanto, nello spostarsi da una pianta all'altra, trasporta il polline e favorisce  così il processo riproduttivo delle piante, cosi detto  “impollinazione”. Venendo a mancare questo simbiotico messaggio d’amore tra fiori e api, finirebbe anche il processo riproduttivo delle piante e quindi l’equilibrio della vita sulla Terra e la vita dello stesso uomo. Albert Eistein categoricamente lanciava questo monito: “Se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”. Concludendo, senza le api non ci sarebbe impollinazione, non esisterebbero fiori né alberi, non ci sarebbe frutta né erba, non ci  sarebbero animali né uomini.
Commenti