La cittadina catalana sta soffrendo sotto il peso di un turismo indifferenziato e non controllato e di un’assenza di pianificazione e di strategie
ALGHERO - Oltre 220 firme in pochi giorni per il
documento: “La città è un bene comune. Partiamo da Alghero”, diffuso sinora solo con un passa-parola telematico, a partire dal portale dell’Urbanistica italiana “eddyburg”.
Il documento è un appello a costruire una rete di iniziative politiche, culturali, professionali ed accademiche, in difesa del diritto alla città, a partire della convinzione che “la città è un bene comune, non una merce” e che quindi le trasformazioni della città vanno governate e pianificate;
Alghero è il pretesto, il punto di partenza: una città di alta qualità ambientale e storica, che sta soffrendo sotto il peso di un turismo indifferenziato e non controllato e di un’assenza di pianificazione e di strategie, ponendo a rischio il suo futuro di città; non si tratta della città peggio amministrata d’Italia o di quella con i problemi più drammatici, ma proprio per questo può essere un ragionevole punto di partenza per un ragionamento e un ripensamento sui temi del governo e della pianificazione urbana, realizzando una “carta di Alghero”, per difendere le città italiane che verrà costruita e presentata nel corso di un convegno nazionale nella primavera del 2009.
All’appello promosso da un piccolo gruppo di urbanisti, storici, sociologi, ambientalisti, scrittori, giornalisti, archeologi, economisti, agronomi, architetti hanno aderito molte persone che ad Alghero vivono e lavorano. Ma l’ambizione dell’iniziativa è che – a partire da questa città e da quest’Isola – si avvii una campagna per promuovere in tutt’Italia, e in tutt’Europa, una campagna per difendere il patrimonio di civiltà rappresentato dalla “città come bene comune”: un bene che interessa tutti, non solo gli urbanisti.
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