Dopo la discussione in Consiglio Comunale, interviene l’Associazione Italiana Esposti Amianto
ALGHERO – L’
approvazione dell’Ordine del Giorno proposto da Nina Ansini in Consiglio Comunale sull’amianto, ha riaperto la discussione in città e sulla stampa. Tore Garau, presidente regionale dell’“Associazione Italiana Esposti Amianto”, intervenire per chiarire la questione e per individuare nella mischia chi ha la responsabilità della massiccia diffusione dell’amianto e dei materiali contenenti amianto su tutto il territorio italiano, Alghero compreso.
«La questione amianto è complessa e, nonostante la valanga di norme a questa materia dedicata, copiosa ma pensata per rattoppare e non per risolvere, si sono maturate delle prassi differenti tra il livello nazionale e le regioni, tra regioni e regioni e giù a cascata tra regioni, province e comuni e via discorrendo – dichiara Garau - un vero caos. Questo, se da una parte conferma la qualità del tutto italiana nell'affrontare i problemi e, in qualche maniera, nella discussione leggera riesce a strapparci un qualche sorriso, dall’altra trattandosi di amianto, ci riporta alla realtà mettendo in evidenza una serie di lacune strutturali, anche di carattere culturale, che ci porta ad attuare interpretazioni della normativa, e ad aggiustare a seconda della qualità della sensibilità delle donne o degli uomini che in quel momento si trovano al governo (anche locale) e delle qualità professionali del proponente, ogni situazione di crisi in regime di straordinarietà. Con l’amianto, ma anche con le altre schifezze, questo non si dovrebbe fare, purtroppo così è. Che l’amianto non sia una vitamina non è una scoperta recente, è infatti risalente al 1906 uno dei primi decreti italiani che sancisce la protezione e tutela della salute dei lavoratori dalle micidiali fibre di amianto e al 1960 la presa di coscienza della comunità scientifica e politica della estrema pericolosità delle fibre di questo minerale».
Nel 1976, anche l’organizzazione Mondiale della Sanità ha sancito che l’amianto sia cancerogeno, e che nessun livello di esposizione sia sicuro, perché non si conosce la soglia di pericolosità, quindi andrebbe tenuta al livello minore possibile. Questa fibra uccide oltre 120mila lavoratori all’anno e in Italia, ogni anno e con un trend in aumento, si contano circa milleduecento per “Mesoteliona” e circa quattromila malattie asbesto correlate altamente invalidanti.
«Quale responsabilità allora addebitare ai cittadini? – si chiede Garau, che risponde - Nessuna! Bisogna considerare i cittadini che si trovino in possesso di manufatti con installati materiali contenenti amianto, una sorta di inconsapevoli vittime, quattro volte tali, in quanto prima gli è stato venduto un qualcosa a basso costo di cui si conosceva già da tempo l’intrinseca natura tremenda, poi, perché divenuti detentori, sono additati come possessori di schifezze che provocano il cancro con il conseguente disagio sociale vissuto tra chi lo detiene e chi vi abita vicino o nei pressi, poi ancora li si vessa, senza alcun controllo, per smaltirlo con oltre 2mila euro più Iva, per appena dieci metri quadri di tettoia e infine, perché magari si è inconsapevolmente esposto maneggiandolo incautamente, si è anche ammalato».
Secondo Tore Garau è lo Stato l’unico responsabile della presenza di amianto sul territorio nazionale e di tutto il male che ha provocato e provocherà. «Le amministrazioni locali – spiega - hanno il dovere di accompagnare i cittadini nella bonifica del territorio dall’amianto con un’azione tesa alla conoscenza della dimensione del problema accompagnata da una campagna di informazione e formazione dei cittadini, la realizzazione di sportelli informativi, la realizzazione di protocolli di intesa tesi alla calmierazione dei costi di bonifica coi gestori delle discariche, coi bonificatori e i trasportatori e, soprattutto, co-finanziamenti specifici dedicati alle grandi superfici e finanziamenti totali dedicati alle bonifiche minori con particolare attenzione ai privati e alle fasce della società più debole. Concludendo, è bene tenere sempre a mente che i morti che contiamo oggi sono l’infame frutto delle esposizioni, anche ambientali, di ieri. Le vittime che conteremo domani saranno il risultato delle esposizioni di oggi e solo le eventuali azioni di contenimento che vorremo o saremo in grado di attuare al più presto saranno in grado di limitare ciò che oggi è una reale emergenza sanitaria e ambientale che colpisce tutti. Indistintamente».
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