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Red 16 gennaio 2005
Berlusconi, una mano firma il ricorso l’altra il mega progetto Costa Turchese
Da fastidio la Sardegna che rialza la testa? Se lo chiede Chicco Porcu, consigliere regionale eletto nelle fila di Progetto Sardegna, dopo la decisione del Governo Berlusconi di impugnare la legge di Tutela provvisoria e salvaguardia delle coste della Sardegna


CAGLIARI - “Dopo, i ritardi, i ricorsi e i bastoni messi tra le ruote di un modello di continuità territoriale che riteniamo giusto e vantaggioso, anche senza ricevere un soldo di contributo statale.
Dopo un ministro che si rifiuta di ricevere il rappresentante di tutti i Sardi, per continuare a speculare su un parco nazionale che, ad oggi, è risultato buono solo per le campagne elettorali.
Ecco infine il governo nazionale che, senza pudore impugna una legge che è volontà dei sardi, mai così esplicita e voluta, a partire dalla campagna elettorale”.
Sono le affermazioni di Chicco Porcu, consigliere regionale eletto nelle fila di Progetto Sardegna, dopo la decisione del Governo Berlusconi di impugnare la legge di Tutela provvisoria e salvaguardia delle coste della Sardegna.
“Con una mano Berlusconi firma il ricorso alla Corte costituzionale, e con l’altra presenta il mega progetto per Costa Turchese - continua Chicco Porcu - una legge, quella “salvacoste”, tecnicamente ineccepibile, perché conseguenza proprio di doveri costituzionali, comunitari, legislativi e persino giuridici, resa obbligatoria da una sentenza del TAR e del Consiglio di Stato. Per questo i sardi possono stare tranquilli sull’esito del contenzioso.
Chissà quali altri artifizi e diavolerie, questo governo, con il prezioso inzullo degli jago nostrani, tutti presi, ingobbiti, a soffiare veleni, riuscirà ad escogitare, per impedire ai sardi di portare avanti un progetto di governo proprio, un nuovo modello di sviluppo non più basato su graziose elargizioni europee (che sono finite) non più basato sui debiti (che hanno raggiunto il tetto massimo), non più basato su consumo di pezzi di territorio (che prima o poi finirà). Un progetto serio e ambizioso, difficile, perché non è facile passare dall’assistenzialismo e dallo sfruttamento delle risorse alla produzione di beni, soprattutto immateriali e ad alto valore aggiunto.
La sensazione è che a qualcuno la Sardegna vada bene così come è: in ritardo di sviluppo, facile da comprare, merce d’acquisto sottocosto, luogo di vacanze per VIP, oberata da servitù militari più di ogni altra regione italiana, priva di servizi, percorsa da strade ferrovie da Terzo Mondo, privata dei soldi per la continuità territoriale. C’è bisogno di un sito per le scorie nucleari? Ecco la Sardegna. C’è bisogno - conclude il consigliere di Progetto Sardegna - di rendere conto al Trattato di Kyoto per le emissioni di anidride carboniche prodotte nel Nord Italia? Ecco la Sardegna, spopolata e ricca di vento per le piattaforme eoliche. Vogliamo fare un po’ di speculazione edilizia? E di quale costa migliore, integra e meravigliosa, si può disporre a piacimento? Ecco allora il fastidio, il livore, l’avversione, per una Sardegna che, umilmente ma fermante, rialza la testa”.

Nella foto: Berlusconi e Blair in Sardegna
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