Il Presidente pone in rilevo i dati sul livello di istruzione. In Sardegna, secondo i dati forniti da Soru, solo il 31 % di giovani ha un titolo superiore alla terza media e solo 10 occupati, contro i 32 dell’UE, su 100 possiedono la laurea
ALGHERO - Ha ascoltato con pazienza e interesse soprattutto gli interventi, in sede di dibattito, dei cittadini e di alcuni imprenditori locali. Renato Soru ha prestato attenzione a tutti e a tutto, talvolta sostenendosi il capo, come chi, concentrato sulla sostanza delle parole, sta elaborando risposte; in altri, rivolto all’oratore, per confermare con lo sguardo e con alcuni accenni di sorriso le parole diffuse dai microfoni di un Cinema Miramare letteralmente invaso da una folla di sostenitori, curiosi, ma anche dubbiosi.
Finalmente, dopo due ore e mezzo di discussione e confronto, in alcuni momenti animato dagli applausi e dagli umori della sala, è toccato al presidente della Regione. Centinaia di persone, molte delle quali stanche per le ore passate in piedi, sono ammutolite, dando il via ad un rispettoso silenzio, quello di chi vuol carpire ogni singola sillaba, interrotto ben 15 volte dallo scroscio di applausi e manifestazioni di approvazione.
L’esordio del presidente regionale è stato subito incisivo: «La politica è confronto, è riconoscersi comunità; la politica è fatta da tutti noi che c’incontriamo e che discutiamo di quello che abbiamo in comune, così liberamente». Poi a ruota sono arrivate le spiegazioni sui piani paesistici regionali, tra cui la regolamentazione sulle coste, portati avanti con solerzia e mano ferma perché promessi in campagna elettorale. Soru ha poi specificato che i punti saldi della politica regionale sono tre: tutela intelligente e lungimirante dell’ambiente, valorizzazione dell’identità e delle peculiarità dell’isola, promozione della cultura e della conoscenza dei sardi e per i sardi. Il tutto sempre nell’ottica del diritto per tutto il creato, del quale siamo solo una parte, come ha ribadito Soru, di vivere bene, ora e anche in futuro.
Una lungimiranza, quella sottolineata dal Governatore sardo, che deve portare alla corretta valutazione anche per quanto riguarda la richiesta e l’offerta in campo turistico. “Questa legge soddisfa anche le esigenze di massimizzare lo sviluppo attuale e per le generazioni future” ha, infatti, ripetuto più volte, aggiungendo che “il turismo non è vendita dei terreni al miglior offerente, spesso proveniente dall’estero. «Per questo è stato necessario introdurre, così Soru, delle regole “per un modello di sviluppo turistico non edilizio».
Il discorso, già a quel punto cadenzato da numerosi applausi, si è poi rivolto ad una vera e propria dichiarazione d’amore per la Sardegna, il cui punto di forza è una ricchezza culturale, storica e ambientale unica e millenaria. Un amore profondo, quello esternato a gran voce da Soru, che ha chiarito più volte, che nel circuito di offerte turistiche globali la Regione non deve essere promossa per i posti letto o per i prezzi allettanti, come altre realtà, definite “non–luoghi”, ma per quella preziosa valenza che fa della Sardegna un posto da visitare per aggiungere un’esperienza di vita locale, da “Viaggiatore”, che vuole scoprire l’arte, la musica, i sapori di una terra che è un universo di risorse.
Alle valutazioni sull’ambiente e sul turismo si è legato anche il pensiero sull’entroterra, su quel mondo rurale e insieme ancestrale, che Soru descrive, con profondo attaccamento, come in pericolo e bisognoso di tutela.
La conclusione si rivolge poi alla necessità di una maggiore scolarizzazione. Il presidente pone in rilevo i dati sul livello di istruzione. In Sardegna, secondo i dati forniti da Soru, solo il 31 % di giovani ha un titolo superiore alla terza media e solo 10 occupati, contro i 32 dell’UE, su 100 possiedono la laurea. L’interpretazione di Soru, che segnala come indispensabile un aumento del numero di diplomati e laureati, viene accolta dalla folla con generale entusiasmo.
Tuttavia si levano anche mormorii, di chi, nonostante diploma o laurea, stenta a trovare sbocchi lavorativi consoni e di natura definitiva. Anche perché più è avanzata la qualifica, così alcuni giovani presenti in sala, più si riduce il numero di posti disponibili. Lo dimostrano i numerosi giovani sardi emigrati “in continente”, alla ricerca di quei posti, già occupati nella nostra regione, talvolta da personale qualificato, altre volte, tristemente assegnati “ai soliti ignoti”, magari meno qualificati, ma ben inseriti in un contesto dove, di sovente, contano poco gli studi e le specializzazioni. Un muro il quale, oltretutto, impedisce di fare esperienza (quella ormai “indispensabile” nei molti annunci del settore), anche partendo “dal basso”, perché, per assurdo, “troppo qualificati”, con tutte quelle lauree e specializzazioni e master costosi, che forse non potranno da soli risolvere il grave problema della disoccupazione. Un tema, questo della mancanza di sbocchi lavorativi, che in molti si augurano venga affrontato al più presto, magari con lo stesso fervore dedicato al discorso sui piani paesistici.
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