«Il piano paesistico regionale – ha affermato Vittorio Curedda, a nome del centro-sinistra algherese- non dovra’ mortificare le peculiarità le aspettative, le potenzialita’ e l’armonico sviluppo del territorio della nostra citta’, ma dovra’ costituire un riferimento certo per tutti»
ALGHERO - Ad aprire i lavori dell’incontro-dibattito sulla “Legge Salvacoste” di venerdì scorso era stato il consigliere comunale Vittorio Curedda, che a nome di tutta l’opposizione cittadina, aveva letto un documento di fronte ai numerosissimi algheresi accorsi al cinema Miramare per l’atteso appuntamento con i politici del centro-sinistra locale e il Presidente Soru. Dopo aver salutato e ringraziato il Presidente della Regione, l’assessore Gianvalerio Sanna, i parlamentari, i consiglieri regionali e i consiglieri comunali, Curedda ha focalizzato l’obiettivo della giornata, che prevedeva di informare in maniera compiuta e corretta l’opinione pubblica, le associazioni produttive, di categoria e i cittadini, sulle finalità del provvedimento regionale in materia di tutela ambientale «Questa legge e’ stata strumentalmente individuata dalle amministrazioni di centro destra –aveva esordito Vittorio Curedda - tra le quali in particolare quelle di Olbia ed Alghero, quale responsabile di una profonda crisi economica caratterizzata da un calo occupazionale, dal blocco degli investimenti, e quindi come causa principale della recessione dell’isola. Le vere cause, invece, come ben tutti sanno, sono ascrivibili alla politica economica dell’attuale governo nazionale e del precedente governo regionale».
Curedda aveva proseguito il suo discorso sostenendo che il ricorso al Tar dei comuni governati dal centro-destra e quello del governo (Berlusconi) nazionale alla consulta, volto a far dichiarare l’incostituzionalita’ della Legge Regionale n° 8 del 25/11/’04, costituissero, da una parte una evidente strumentalizzazione propagandistica, e, dall’altra, un tentativo di disconoscimento dell’autonomia e della sovranita’ della Regione sarda. «Il provvedimento salvacoste e’ nato per colmare una grave carenza legislativa – aveva continuato Curedda - determinatasi a seguito dell’annullamento dei piani territoriali paesaggistici, e per evitare, quindi, che in nome dello sviluppo venissero definitivamente compromesse, in maniera irreversibile, le coste isolane».
E sottolineando che non sempre il turismo significa speculazione e che non può solo significare cemento, aveva aggiunto che al centro-sinistra algherese sta a cuore l’avvio di un dibattito politico istituzionale in tutta l’isola finalizzato a definire un nuovo modello di sviluppo in grado di garantire una articolata crescita economica, basata sull’utilizzo equilibrato delle risorse naturali. E dopo un breve excursus sul modello di sviluppo affermatosi negli anni sessanta, Curedda focalizza la propria attenzione sul piano paesistico regionale: «non dovra’ mortificare le peculiarità le aspettative, le potenzialita’ e l’armonico sviluppo del territorio della nostra citta’, ma dovra’ costituire un riferimento certo per tutti. Un piano capace di coniugare - continua il portavoce del centro-sinistra cittadino - le esigenze di salvaguardia del nostro territorio con quella di uno sviluppo corretto, tale da far coesistere la salvaguardia dello nostre risorse naturali, con uno sviluppo equilibrato e sostenibile».
Curedda aveva proseguito il suo intervento sostenendo che sebbene a nessuno sfugga il fatto che l’isola sia conosciuta prevalentemente per le passerelle delle veline e per feste dei vip in Costa Smeralda, tutto cio’ non avrebbe comunque potuto occultare la vera Sardegna, che sconta anni di non governo con un tasso altissimo di disoccupazione, in particolare quella intellettuale, la sofferenza dei settori produttivi industriali, l’agricoltura e la pesca che stentano ad affermarsi, l’assenza, in definitiva, di una programmazione puntuale nei vari comparti produttivi isolani e nel settore sanitario. «E’ su questo che gradiremmo si attivasse il dibattito – aveva suggerito Vittorio Curedda -perchè e’ su questi temi che si gioca la credibilità dell’attuale classe dirigente».
Dopo questa premessa il portavoce della Margherita aveva annunciato che nel corso del dibattito ci si sarebbe soffermati sugli aspetti riguardanti la città di Alghero e il suo territorio. «in campo urbanistico operiamo con un piano regolatore generale i cui studi preparatori risalgono ad oltre trentacinque anni fà. Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti incidendo negativamente sul piano della qualità della vita. Escludendo infatti il centro storico –aveva continuato Curedda - le zone di nuova espansione sono caratterizzate da una tipologia edilizia che poco si adatta alla vocazione turistica della città». Poi il documento, letto dal leader del centro-sinistra locale, focalizza l’attenzione verso il fenomeno delle seconde case e a tal proposito vengono citati alcuni dati significativi: «siamo passati da un patrimonio edilizio di 9.224 abitazioni nel censimento del 1971, alle 23.046 del 2001 mentre, nel corrispondente periodo, le seconde case sono passate da 1.434 a 8.307». Dati questi che sono ancora più significativi se raffrontati con il tasso di natalità che ad Alghero registra un significativo decremento. «Il tutto è reso ancora più negativo – continua Curedda - per la vistosa carenza sul piano dei servizi; la mancanza di spazi di aggregazione sociale; la precarietà della viabilità. Fattori questi che incidono negativamente sulla qualità della vita dei cittadini».
In conclusione Curedda parla della nuova progettualità, che dovrà scaturire dal nuovo piano urbanistico comunale che, sostiene il consigliere della Margherita, nonostante siano passati oltre dieci anni dall’incarico per la sua redazione, è ancora indefinita. «Non vorremmo che lo strumento che la maggioranza di centro destra proporrà, apra le porte a operazioni immobiliari-speculative che possano interessare anche le aree protette del Parco di Porto Conte. Siamo infatti convinti – così a conclusione del discorso -che il ricorso al metodo della concertazione con tutti i soggetti interessati, debba costituire l’elemento caratterizzante del percorso che porterà alla sua adozione. Metodo, questo, che noi riteniamo debba caratterizzare tutte le scelte effettuate ai vari livelli».
Nella foto: Vittorio Curedda
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