Vendite diminuite per la stragrande maggioranza delle attività intervistate nell´indagine Confesercenti: i dati
CAGLIARI - «Dopo un anno difficile caratterizzato da un’evidente e generalizzata contrazione delle vendite, le imprese commerciali confidavano nelle festività natalizie per recuperare qualcosa. Così non è stato. E, cosa ancor più grave, non ci sembra esistano motivi per pensare che tutto possa cambiare nei prossimi giorni». Questo è il primo commento del presidente della Confesercenti Sardegna, Marco Sulis, sui dati che emergono dall’indagine promossa dal Cat-Confesercenti. I dati, infatti, confermano ciò che era abbastanza prevedibile: la grave crisi economica e dei consumi che stiamo attraversando evidenzia le criticità di un sistema distributivo probabilmente sovradimensionato rispetto alle effettive esigenze, che nel medio periodo determinerà su scala regionale la fuoriuscita dal mercato di qualche migliaio di attività.
Nell'abbigliamento l’82% del campione intervistato ha dichiarato una contrazione delle vendite rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Anche nei settori di elettronica, articoli da regalo e giocattoli la crisi risulta essere molto sentita e le vendite sono diminuite secondo il 74% dei rivenditori ascoltati. Infine, anche gli alimentari nel 2011 sono stati penalizzati dalla congiuntura economica sfavorevole e sempre secondo la stragrande maggioranza degli intervistati - l'80% - c'è stata una perdita di volume d’affari rispetto allo stesso periodo del 2010 (già di per sé poco esaltante
«Questi dati – sottolinea il presidente Sulis – rendono ancora più amaro l’ultimo Decreto del Governo Monti. Pensare ad un’inversione di tendenza sulla dinamica dei consumi, per effetto di aperture 24 ore su 24 per 365 giorni all’anno, è una favola: anzi, fumo negli occhi dei cittadini. La liberalizzazione, così come l’ha voluta il premier Monti, non può essere la soluzione alla recessione ed all’aggravio fiscale sulle famiglie». Contro la liberalizzazione degli orari, la Confesercenti nazionale ha inviato ai Presidenti di tutte le Regioni una lettera con la quale si chiede di opporsi al provvedimento perché palesemente anticostituzionale. La Confesercenti, in ambito regionale, si rivolge all’assessore del Commercio, Luigi Crisponi, affinché sostenga «la nostra posizione e sollevi l’illegittimità costituzionale del provvedimento».
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