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Marcello Simula 19 gennaio 2003
Caso Giordo: la protesta dei giovani è stata strumentalizzata?
L’azione dei ragazzi del liceo, per quanto “sentita” e portata avanti con grande cognizione di causa, ha messo in moto la grande macchina politica “acchiappa-consensi”, che ogni tanto si risveglia dal torpore post-elettorale


E così, alla fine, il caso Giordo si è concluso, senza vincitori né vinti. È stato necessario l’intervento della magistratura per porre fine agli infiniti battibecchi tra opposizione e maggioranza. Un’opposizione che si è scoperta stratificata socialmente, ma unita negli intenti. Tanto nella protesta dei genitori dei bambini dell’asilo, quanto nell’occupazione della palestra da parte dei ragazzi del classico, si è sempre notato il sostegno dei consiglieri di minoranza. Una rinascita del senso sociale, insomma, che comprende una fascia trasversale della cittadinanza e che, a differenza del quadro nazionale, sembra rispecchiarsi nella rispettiva rappresentanza politica. Ma questa unità, tuttavia, desta dei sospetti. Desta dei sospetti perché più volte si sono alzate delle domande riguardo le reali richieste dei manifestanti, e altrettante volte le risposte sono evaporate nei fumi di un sapiente “politichese” fine a sé stesso messo in pratica dai consiglieri stessi. In effetti, il muro di silenzio da parte dei mezzi di comunicazione che i ragazzi del Giordo si sono visti parare davanti è piuttosto sintomatico. Dietro, la paura. La paura di aver visto una grande espressione di malessere e di coraggio strumentalizzata dalle parti politiche, tanto quelle della maggioranza che quelle all’opposizione. L’azione dei ragazzi del liceo, per quanto “sentita” e portata avanti con grande cognizione di causa, ha messo in moto la grande macchina politica “acchiappa-consensi”, che ogni tanto si risveglia dal torpore post-elettorale. Così facendo, il focus si è spostato dal piano sociale e di fatto all’opinione pubblica la protesta è apparsa come un atto di pura conformazione politica.
In questa maniera, il dissenso sociale che agitava tutti i manifestanti e quanti li hanno sostenuti, è stato appiattito, reso forzatamente informe dalle parti politiche. È stato fagocitato dalla voglia di annettere qualsiasi pensiero, senza interessarsi alla sua natura, pur di averlo accanto nella grande marcia. Stesso ragionamento, uguale e inverso, per quanto riguarda la maggioranza, che ha avuto un’ulteriore occasione di additare il movimento come “nemico” senza curarsene minimamente.
Tutti diritti, in marcia, verso un agognato potere. Alla fine, pare che non ci rimangano che speranze. Speranze nei giovani. È nelle loro mani l’unica possibilità di lasciarsi alle spalle una volta per tutti il passato, con i suoi miti e le sue mistificazioni.
Nel futuro solo possiamo augurarci di trovare una classe politica capace di ascoltare idee differenti, senza doverle necessariamente metterle tra i “buoni” o tra i “cattivi”.
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