M. Casu
26 luglio 2003
Un quotidiano dei pi anni ’70 ci racconta la storia. Si è upato del caso Baroudi, ha seguito i vari avvenimenti e ci ha descritto Baroudi come un personaggio ambiguo ed indefinibile che aveva illuso con i suoi grandiosi progetti, algheresi ingenui e politici sprovveduti
“Nel 1965 dopo la morte del prefetto a riposo Mugoni, gli eredi di una tenuta di seicento ettari a Porto Conte decidono di venderla per un miliardo e mezzo a dei compratori Belgi che l’acquistano per conto di un gruppo e costituiscono la società Porto Conte. Nessuno si occupa della tenuta fino al 1967, quando arriva Monsieur Edouard Baroudi, che si propone general manager agli azionisti della Società Porto Conte presentandosi con un progetto in mano in grado di trasformare l’area agricola in area fabbricabile e quindi un contratto: lui avrebbe ricevuto il terreno agricolo e in cambio avrebbe dato appartamenti. Su 120 soci firmano il contratto con il libanese in 80, proprietari di 200 dei 600 ettari totali, entro il ’70 Baroudi deve consegnare il valore della terra in appartamenti, fino al ’73 utilizzerà quelle costruzioni per scopi turistici e nel frattempo verrà corrisposto un affitto. Passati i tre anni se qualcuno avrà intenzione di vendita il sig. Baroudi si riserva il diritto di priorità all’acquisto.
Nei primi del 69 Baroudi presenta il progetto al soprintendente e al comune di Alghero. Presenta un piano che prevedeva la costruzione di alberghi, ville, bungalow per una superficie totale di 600 ettari, senza averne avuto l’autorizzazione assume decisioni anche per conto dei gli azionisti che non avevano firmato il contratto e non solo anche per conto degli eredi Mugoni che avevano ancora parte della tenuta in quanto non gli era stato corrisposto l’intero importo pattuito, che impediscono a Baroudi di continuare nel suo intento. Ma Baroudi si rivolge a Gerard Wilden, il maggio azionista, e propone di assumersi lui il debito nei confronti della famiglia Mugoni, questo gli consentì di ottenere tutti gli atti di proprietà al completo, dove risulta il depositario di un documento di proprietà per circa 250 ettari che trasferisce subito a due società costituite in quel momento: la “Società Alberghiera per il Turismo Sardo” e la “Società Edilizia per lo Sviluppo Turistico”. Il piano approvato prima dalla soprintendenza e poi dal comune era così costituito: le costruzioni sono tutte previste sul terreno delle due società e la zona di verde e i servizi sulla parte della tenuta in mano ai belgi che si sono rifiutati di firmare.
Baroudi presenta il piano approvato agli azionisti e prova a chiedere la disponibilità di tutto il terreno, ma gli viene rifiutata, anche se non sanno che ha già utilizzato il loro terreno comunque, nessuno nella storia era riuscito a spuntare tanti indici di fabbricabilità. Nel frattempo in città Baroudi gode di ampia notorietà e costituisce una terza società la “Socis” , una fabbrica di materiale destinato alla costruzione del complesso edilizio, alla quale farà parte anche il geom. Feniello, capogruppo della DC al consiglio comunale di Alghero. Nella primavera del ’70 nell’ultima seduta della giunta Lorettu il piano Baroudi viene rimandato ma vengono approvati in accoglimento parziale un albergo da 1100posti e il primo lotto di 400 posti di un Motel che ne prevede 4000. Nel giugno 1971 i lavori non sono ancora iniziati perché Baroudi è troppo impegnato a far approvare tutto il piano. Nel frattempo qualcuno si rende conto che non si può approvare il piano di Porte Conte senza aver prima approvato il piano regolatore, che allora esisteva solo in una traccia elaborata dall’Ing. Mistretta ma in quella traccia non c’era posto per Baroudi. Viene pertanto invitato a introdurre il piano di Porte Conte nel piano regolatore. Nella bozza erano previsti per Porto Conte 12 mila posti letto ma per inserire il piano Baroudi si arrivò a prevederne 40 mila. Era tutto pronto per iniziare dei lavori che non partirono mai. Si venne in seguito a sapere di casi di inadempienza tra Baroudi e i belgi, di un ingiunzione di pagamento effettuata da una società di Napoli contro la società di Baroudi e il successivo pignoramento, questi eventi richiamarono alla realtà molti tra quanti erano divenuti ciechi sostenitori di Baroudi.”
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