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Cor 24 febbraio 2006
L´opinione di Giulio Spanu
Alghero ha difeso il proprio paesaggio, questo ci da autorevolezza nel confronto con la regione!


Le diverse azioni e reazioni espresse dalle forze politiche dopo la presentazione dello schema di Piano Paesistico Regionale, credo che siano state messe nel conto dalla giunta Regionale! Così come credo sia stata prevista e per certi aspetti sia scontata la reazione negativa di coloro che per diverse motivazioni sentono compresso il solo spazio che conoscono: quello edificatorio.

Sono convinto invece che lo stesso strumento definito di tutela, non avrebbe dovuto scoraggiare o peggio far paura, trattandosi di uno strumento disposto per la copianificazione, cui tutti gli enti e le associazioni interessate all’interno di principi generali non rinunciabili, debbono progettare il loro sviluppo sostenibile. Sviluppo che non necessariamente si articola in un progetto che riempie gli spazi con volumi!

Debbo tuttavia, subito chiarire che non ho un approccio difensivistico rispetto allo schema di Piano proposto, anzi sono del parere che sia mancato un maggior coinvolgimento e collaborazione con le forze rappresentative e sociali territoriali, sia nella fase di acquisizione e di elaborazione dei dati, sia nella fase di delineazione dello stesso piano. Un tale approccio più condiviso, più rispettoso delle autonomie locali, che dovrebbero apparire più adatte ad assicurare la tutela degli interessi dei cittadini ed una più efficace ed efficiente gestione delle risorse, avrebbe probabilmente smussato diversi spigoli e contrasti.

Quindi non intendo manifestare acquiescenza ma interesse, disponibilità e volontà di discuterne all’interno della comunità e del territorio, e per ciò stesso, giudico sbagliato respingere sdegnosamente ogni spazio che si offre per la discussione, anche se piccolo o ritenuto insufficiente. Semmai dobbiamo batterci perché gli spazi di discussione e confronto vengano ampliati e moltiplicati introducendo, nel frattempo, norme che impediscano l’assalto alla diligenza, per consentire che si attivi un confronto serrato ed ampio tra i soggetti pubblici interessati e ciò nel profondo rispetto delle autonomie locali.

Sono fra quelli che si è battuto per la centralità di Alghero, per le drastiche riduzioni degli indici nelle zone di pregio della città, contro i piani ipocriti di programmazione della fascia Costiera che volevano introdurre criteri di pianificazione che lo strumento urbanistico non prevedeva - e neppure il buon senso! Queste battaglie si sono fatte e sono state vinte, con un riconoscimento postumo di tutta evidenza,non solo di chi oggi si pavoneggia per tutti, ma anche da parte di chi, allora come oggi, si trova a combattere lo stesso principio di tutela, con le stesse argomentazioni del crollo economico (non è un caso!).

Proprio per questi valori, di reale volontà di salvaguardia riconosciuta alla classe dirigente di Alghero, al tavolo del confronto avremmo potuto essere più credibili e più autorevoli, nel rivendicare il nostro autonomo ruolo di interpreti e costruttori consapevoli e prudenti del nostro modello di sviluppo.

Sono orgogliosamente tra chi ebbe a resistere, e resiste, a coloro che, con la motivazione di incidere nel disagio sociale derivante dalla disoccupazione, pongono in atto azioni di attacco al territorio che, lungi dal garantire la stabilizzazione del beneficio economico derivante da un programmato e razionale modello di sviluppo, sfruttano i bisogni della gente per fargli intravedere… il mondo dei balocchi.

La classe dirigente se è tale, deve, invece, resistere a tentazioni di progetti dal fiato corto e dalle prospettive incerte e non stabili, deve saper trovare fattori di prospettiva economica che non si fondi sull’indiscriminato e irreversibile uso del territorio. Proprio per questo si sarebbe dovuto accettare il confronto e da quella sede richiedere ulteriori spazi con la consapevolezza della nostra credibilità, respingere il momento di confronto è segno di debolezza o peggio di incapacità a governare l’evento.

Mi sarei aspettato che l’assemblea del Parco di Porto Conte, rimasta finora, nonostante la buona volontà del Presidente nel ridurre le indennità, una scatola vuota e silente, facesse sentire la propria voce facendosi promotrice, nell’ambito delle proprie prerogative, di azioni di valorizzazione dell’ambiente e dell’irripetibile paesaggio, che non ha necessità, per il proprio sviluppo, di vigorose cure di cemento, ma solamente di fantasia nel programmare attività che portino occupazione e protezione rinnovabile.

Appare evidente che di fronte al silenzio ed all’inerzia, all’assenza di programmazione, si offre il destro a coloro che parlano in maniera ormai monotona dell’ingessamento dell’ambiente del blocco delle iniziative, ovviamente edilizie, di trovare non solo nelle categorie interessate ma anche in coloro che vivono il problema dell’occupazione sulla loro pelle, motivo di coagulo di consensi interessati e necessitati.

Poichè la maggioranza nell’assemblea del parco è la stessa che promuove azioni di contrasto sterile contro lo strumento di tutela, tutto fa pensare che l’assenza di programmazione di detto organo sia, se non preordinata, organica a disegni coincidenti con coloro che, nel lamentarsi di prospettive di congelamento, intendono invece intervenire con massicce dosi di volumetrie. D’altro canto perché mai l’attuale maggioranza si lamenta ? Perchè attribuisce la colpa di un presunto blocco dell’economia? Oggi non siamo all’anno zero di questa coalizione di governo che si sente bloccata e ingessata, siamo a quattro quinti del loro governo!

Il piano Paesaggistico viene previsto alla fine del 2004 dopo due anni di Governo Tedde, dal 2002 al 2004 cosa è stato posto in essere ? In detto periodo non esisteva ancora la legge salvacoste, la maggioranza era omologa a quella regionale, cosa hanno fatto Tedde e compagni per dotarsi del Piano Urbanistico Comunale? Nulla proprio nulla! Eppure il PUC costituiva uno dei dieci punti urgenti del programma di Governo del sindaco Tedde da adottare entro i primi sei mesi!

Occorre,allora, richiamare quanto in altra occasione ebbi modo di ripetere che:

1) unico atto “esaltante” per l’economia turistica e ricettiva espresso da questa amministrazione sono state le varianti al PRG adottate per le zone B di Cuguttu, vediamo, infatti, che non si contano le strutture alberghiere che sono nate con tale intuizione epocale;

2) questa amministrazione, per il resto, in campo urbanistico, si è posta in linea di continuità con la Giunta Baldino circa la necessità dell’esaurimento del vecchio PRG, d’altro canto gli stessi uomini che hanno governato con Baldino sono oggi alla guida di deleghe importanti.

La linea dell’esaurimento appare convergente, quindi, con gli interessi della speculazione che, mentre ha convenienza ad un rinvio della previsione di un nuovo strumento urbanistico, in quasi regime di monopolio, rende asfittica l’imprenditoria minore che non sa dove lavorare, concludendo lauti guadagni col vecchio, per investire, in solitario, sulle prospettive delle nuove espansioni e così mantenere il controllo e la continuità del potere economico.

Allora appare evidente che la Giunta Tedde, a causa dell’imprevedibile attività della Giunta Soru, ha sbagliato i tempi e si è vista sottrarre (e di ciò si duole) ciò che già pregustava: di programmare a nord e a sud della città! Saremmo stati attenti! Cosi come saremo attenti nell’esaminare lo schema proposto, che non vengano consentite operazioni di restaurazione di vecchi schemi mai condivisi, introducendo surrettiziamente ombrelli di copertura ad insediamenti di campeggio non ritenuti coerenti con l’esigenza di totale salvaguardia dei siti. Cosi come saremo attenti a che non si pongano ombrelli protettivi ad aree che si intravedono come turistiche o di edificato sparso annucleato, senza che sui punti specifici vengano date puntuali, trasparenti e oggettive spiegazioni.

Vogliamo e dobbiamo essere pronti a discutere del nostro territorio a viso aperto senza pregiudizi o preconcetti, ma dobbiamo discutere! perché è con il confronto e con la contrapposizione delle idee seppure aspra, che si aiuta il proprio spazio di autonomia. Il rifiuto al confronto, la protesta partigiana, la difesa di posizioni corporative non ci porta lontano, anzi ci porta a subire le decisioni di altri.

Giulio Spanu
Consigliere Nazionale del PSDAZ
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