OLBIA - Se la caveranno con diverse ustioni e uno spavento che difficilmente dimenticheranno, i due tecnici Enel della centrale Idroelettrica del Coghinas, che nei giorni scorsi si sono trovati nel mezzo di un’esplosione in sala macchine. Un’installazione posta a settanta metri sotto terra è esplosa investendo in particolar modo uno dei tecnici che, fortunatamente munito di tutti i dispositivi di protezione individuale, è riuscito a salvarsi ed evitare il peggio.

Decisivo è stato l’intervento dell’altro tecnico presente che, avviando con grande lucidità le procedure di emergenza, ha attivato le porte tagliafuoco e richiesto l’intervento tempestivo dei Vigili del Fuoco. Forte rammarico è stato espresso dagli organizzazioni sindacali per aver ricevuto la comunicazione dell’avvenuto incidente, solo dopo tre giorni, «quasi che l’Azienda volesse trattare l’accaduto come normale amministrazione ed evitare che il sindacato fomentasse il malcontento» sottolineano dalla filctem-Cgil e Uiltec-Uil.

Il sindacato da tempo, infatti, ha evidenziato il tema scottante che l’incidente ha acuito, ed è la grave carenza di personale: al momento dell’accaduto non era presente il capo impianto, che per una scelta di economia dell’azienda è diviso tra gli impianti di Coghinas e Taloro. «Troppi sono i motivi che ci inducono a pensare che l’incidente non sia stato del tutto casuale e inaspettato, come l’ azienda ha dichiarato, ma frutto di numerosi disagi che, se non costituiscono la causa dell’incidente, quantomeno concorrono a farci fermare a riflettere» denunciano in una nota congiunta le segreterie sindacali del territorio.

Foto d'archivio