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Luciano Deriu, Segretario Legambiente Sardegna 31 agosto 2006
Stop agli ecomostri
Un modello di sviluppo quantitativo, trainato dall’industria delle costruzioni, che sta colmando ogni spazio residuo di costose seconde case con quel modello architettonico di palazzone metropolitano che ha già compromesso amene vie cittadine, e ora propone un ecomostro perfino sul Lungomare Valencia


ALGHERO - «Qualità ambientale in Alghero è una categoria tanto dichiarata quanto poco praticata. La città possiede “naturalmente” alcuni pregi forniti dalla storia e dalla natura. Ma se utilizziamo gli indicatori classici di un ecosistema urbano, il quadro che ne risulta è denso di criticità. Dallo stato desolante dei rifiuti urbani, alle discariche lineari nelle strade extraurbane, alla insostenibilità della mobilità cittadina, alla scarsa quantità/qualità del verde pubblico che ricopre di erbacce ogni sito, all’assenza di iniziative di risparmio energetico e di fonti rinnovabili, alla opinabile qualità delle acque di balneazione: sono numerosi gli indicatori che connotano una bassa qualità dell’ambiente cittadino. Salgono in tutta la Sardegna le quote di raccolta differenziata dei rifiuti, mentre Alghero prepara la nuova gestione con un piano arretrato e privo di quegli elementi di efficacia, come il secco-umido, che ha segnato il successo di tanti comuni. Occorre pure dare atto che la città è impegnata nella soluzione di problemi storicamente inevasi come il rifacimento della rete idrica e della depurazione. Ma ciò che non è stato neppure scalfito è il modello di sviluppo quantitativo, trainato dall’industria delle costruzioni, che sta colmando ogni spazio residuo di costose seconde case con quel modello architettonico di palazzone metropolitano che ha già compromesso amene vie cittadine, e ora propone un ecomostro perfino sul Lungomare Valencia. Intanto la città è chiamata ad importanti impegni progettuale. Il Piano Urbanistico innanzitutto, ma anche la Pianificazione Strategica che si pone l’obiettivo di programmare il futuro della città dei prossimo venti anni. Eppure nessuno dei pianificatori, nessuna analisi SWOT elaborata da illustri consulenti, sembra accorgersi delle criticità ambientali. Anzi le analisi propedeutiche alla pianificazione strategica (sono su internet) la ignorano totalmente, restringendosi ad un ambito economicistico, in cui il fatturato sembra essere l’unico indicatore dello sviluppo. È vero che la pianificazione, specie quando è partecipata, è di per sé un esercizio positivo ma se non si guarda alla realtà, per quanto spiacevole, il rischio di autoreferenzialità è dietro l’angolo. Una proiezione di Alghero nel futuro non può significare che il passaggio dall’attuale modello di sviluppo quantitativo ad uno qualitativo. La qualità ambientale non si può ignorare, perché, unita alla sicurezza, è il filo indispensabile di quel legame di appartenenza che fa di una città una comunità. Un legame, la cui saldezza è "propedeutica" ad ogni percorso di sviluppo economico».

Nella foto d'archivio la costruzione del Lungomare Valencia
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