Luigi Coppola
27 ottobre 2007
Su “L’Espresso” i veleni di Portotorres
Porto Torres come Porto Marghera. L’inquietante ipotesi, suffragata dalle indagini in corso, è rivelata nel servizio di Riccardo Bocca, sull’ultimo numero del settimanale in edicola. Nessuna reazione ufficiale. Lunedì il prossimo consiglio comunale

PORTOTORRES - La notizia è trapelata in sordina, nessuna ripresa sulla stampa locale, pochi i commenti per una “cosa” inevitabile, quasi come il mare che ci circonda. Solo due locandine affisse presso l’edicola della Consolata, di fronte la casa municipale, richiamavano i panni sporchi di famiglia, rimbalzati nuovamente sulla cronaca nazionale. “Provette avvelenate”, è il titolo del reportage in due pagine a firma di Riccardo Bocca. In esse sono riassunte gli ultimi anni di accertamenti sanitari effettuati per conto dell’USL circa la tossicità del territorio industriale dove insiste il petrolchimico turritano. Più di un dubbio è sollevato, fra incartamenti e passaggi di mano fra i soggetti interessati (ASL, Syndial e laboratori ispettivi) per una diatriba antica, se non quanto il mondo, almeno dalle origini delle regole: chi controlla il controllore? L’accurata ricostruzione del cronista de “L’Espresso” riporta all’istruttoria in carico al pm Michele Incani, titolare dell’indagine in corso. Che dovrebbe accertare la regolarità e soprattutto l’effettiva esecuzione di delicate analisi di laboratorio, tese a certificare la presenza di diossina su campioni di terreno del territorio interessato. Particolare curioso alla lente d’indagine, il traffico di subappalti da un laboratorio all’altro, trasferte oltre confine che troverebbero ad Amburgo la sede degli esami di laboratori. I cui protocolli e codici di registrazione, lascerebbero sul campo vistose anomalie. Che non risparmierebbero grossolane inopportunità nelle assegnazioni delle commesse a soggetti privati, sprovvisti anche delle necessarie omologazioni di legge per trattare prodotti altamente nocivi. Nel box a corredo della notizia principale, l’articolista ripercorre le tappe salienti (dal 2004) di un complicato processo di bonifica delle acque (RAS – Syndial – Ministero Ambiente e Tar del Lazio, gli attori in scena), prodottosi a tutt’oggi in un nulla di fatto che ha inficiato la realizzazione del progettato sistema di protezione idraulica. Mentre prolificano gli interventi istituzionali (lo scorso otto ottobre se n’è parlò con l’assessore regionale all’industria Concetta Rau ed Enrico Letta) ed i progetti di finanziamento per la bonifica dell’area industriale, la messa in sicurezza ambientale e quant’altro di bello e rassicurante, il Piano Energetico Regionale rimane al palo. In città cresce solo l’indifferenza o forse la rassegnazione su temi strategici che tutelano poco gli interessi della collettività. Aspettando segnali di cambiamento, è fissato per lunedì sera la prossima assemblea consiliare in Comune. Attendiamo buone nuove. Sarebbe ora.
Nella foto un sito del petrolchimico turritano
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