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Cor 17:21
Musica: I 30 anni dei Panta Rei
Nati nel 1995, in un momento in cui la città cercava nuove forme per raccontare la propria identità, i Panta Rei hanno scelto un nome che è un programma. Le parole della presidente Tiziana Meloni


ALGHERO - La storia dei Panta Rei è una delle pagine più significative della cultura algherese degli ultimi trent’anni. Nati nel 1995, in un momento in cui la città cercava nuove forme per raccontare la propria identità, i Panta Rei hanno scelto un nome che è un programma: Panta Rei, “tutto scorre”. La tradizione non come museo, ma come movimento; la lingua non come ricordo, ma come voce viva. L’associazione è diventata man mano un laboratorio culturale stabile, capace di unire generazioni, famiglie, scuole e istituzioni. E sotto la direzione artistica di Antonello Colledanchise, musicista, ricercatore e autore, ha preso forma un progetto che ha segnato profondamente la musica e la lingua algherese.

I Panta Rei hanno realizzato diverse iniziative fondamentali. Primo: la creazione di un coro giovanile dai 14 ai 20 anni, un vivaio di identità e appartenenza, dove i ragazzi imparavano a cantare in algherese e a conoscere la storia dei canti. Secondo: la nascita dei Mini Panta Rei, il coro dei bambini della scuola dell’infanzia e primaria. Un’esperienza educativa straordinaria che ha insegnato a centinaia di bambini canti, filastrocche e giochi vocali in catalano di Alghero, diventando un simbolo della trasmissione culturale. Terzo: l’incisione di due CD che sono entrati nella storia della canzone algherese: “Si parlem d’amor” e “Tot se’n vola”. Due lavori che hanno rinnovato il repertorio locale, unendo tradizione e modernità.

Quarto: un lungo e generoso lavoro di volontariato nelle scuole, dove Antonello Colledanchise ha insegnato gratuitamente antichi canti medievali, filastrocche e melodie popolari, contribuendo alla formazione linguistica e musicale di intere generazioni. Nel 1996 insegnò i canti alle maestre che li insegnarono ai bambini portando a cantare in algherese oltre 2 mila bambini, che si alternarono al Chiostro di San Francesco per rappresentare le proprie performances. Quinto: la valorizzazione delle ricerche storiche di studiosi come Eduard Toda, Pasquale Scanu, Antonio Ballero e dello stesso Colledanchise, per riportare alla luce gli antichi canti catalani giunti ad Alghero nel XIV secolo. Un patrimonio unico nel Mediterraneo, restituito alla comunità attraverso concerti, studi e divulgazione.

Ma c’è un altro aspetto decisivo: Antonello Colledanchise è stato anche un talent scout naturale, capace di riconoscere e far crescere giovani artisti che oggi sono protagonisti della scena culturale algherese. Tra questi: Mariano Balzani, Gianfranco Carena, Yasmin Bradi, Franco Cano, Davide Casu, e molti altri che continuano a lavorare per la lingua e la cultura della città attraverso musica, canto e iniziative artistiche. Il suo impegno è stato riconosciuto anche a livello nazionale: nel 2002 vince il Premio Faber intitolato a Fabrizio De Andrè, nel 2023, alla Camera dei Deputati, ha ricevuto il Premio Tacita Muta per le Minoranze Linguistiche, un riconoscimento internazionale che onora non solo l’artista, ma l’intera comunità algherese. Oggi, dopo trent’anni, i Panta Rei continuano a essere un fiume che scorre. Grazie alla dedizione della Presidente Tiziana Meloni, alla visione artistica di Antonello Colledanchise e al contributo di generazioni di giovani e bambini, l’associazione ha saputo custodire, innovare e trasmettere un patrimonio che appartiene a tutti noi. «La loro storia ci ricorda che la cultura vive quando qualcuno decide di prendersene cura. E i Panta Rei, da trent’anni, se ne prendono cura per tutta Alghero. Ed io sono onorata di esserne la Presidente»
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