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S.S. 19 novembre 2013
"Niente di personale" per Puccio Savioli
Appuntamento con la mostra personale di Puccio Savioli giovedì 21 novembre alle 18 e 30 alla libreria Mondadori in Largo Cavallotti


SASSARI - Ironico fin dal titolo, Puccio Savioli mette in scena in questa sua mostra personale alla libreria Mondadori di Sassari una nuova tappa del suo percorso di ricerca, del suo “dolce” e divertito sovvertimento dei valori correnti. Ogni lavoro di Puccio Savioli è infatti una “messa in scena”, e il suo lavoro di scultore e artista visivo si può leggere bene in rapporto con quello, altrettanto noto, di scenografo e di attore. Puccio Savioli è infatti il fondatore della compagnia teatrale Theatre en Vol, insieme alla sua compagna di una vita, Michelle Kramers.

L’aspetto scenografico e narrativo delle sue opere è sempre centrale e bisogna trascorrerci del tempo insieme per entrare veramente in relazione e seguirne la storia, lasciarsi un po’ trasportare in un mondo parallelo in cui la personalità dell’autore invece domina ed è veramente tanta. Bisogna farsi indicare la strada. Qui in un allestimento sapiente, curato con la collaborazione del giovane scenografo Edoardo Falchi, l’esposizione entra in relazione con gli spazi di questa centrale libreria che da anni ha il pregio di sapersi trasformare all’occorrenza in centro culturale e in spazio espositivo, per una città che ha sempre più fame di spazi, e soprattutto di piccoli spazi in cui rinnovare, come in questo caso, la familiarità con la presenza dell’arte nel quotidiano.

La mostra occupa la piccola saletta al primo piano della libreria e anche parte della libreria stessa, con una serie di lavori grafici, tutti inediti, e sculture di vario formato che vanno dal 2010 al 2013, alcune delle quali mai esposte prima. Le sculture sono i conosciuti “ferri”, più o meno antropomorfi, che trasformano un materiale all’apparenza freddo in una materia organica e viva. Il percorso di ricerca e l’immaginario di Puccio Savioli fanno continuamente andata e ritorno dall'inconsueto al familiare, sia nelle forme elaborate che negli elementi compositivi, che denunciano la propria origine di “materiali di scarto”: un’andata e ritorno dall’organico (e spesso dalla stessa figura umana) alla macchina, che indica il confine dell'umano e soprattutto il funzionamento bizzarro di quella “macchina” che è la nostra mente: il contorto modo in cui si producono le idee, frutto di processi non lineari, mascherati ingenuamente di logica, di ragione e volontà.

Si tratta per lo più, quasi solo, di sculture realizzate con materiali di recupero, rifiuti, e d’altra parte noi stessi siamo, soprattutto, quello che rifiutiamo. Fare una pace amorevole con queste vite embrionali o trapassate significa fare pace con il nostro inconscio. Nella parte grafica, che occupa invece una parete della saletta al piano superiore, Puccio Savioli esplora una nuova semplicità del tratto in una quindicina di lavori a inchiostro su carta, realizzati con ogni tipo di inchiostro - dalla china per calligrafia al toner per stampanti, facendoci conoscere un altra parte del suo lavoro, un po’ meno nota, che però completa bene il quadro della sua poetica.

Qui, la semplicità diventa serenità e ad essere esplicitato è non più il materiale utilizzato, quanto il gesto creatore, altro elemento polarizzante dell’opera. Il gesto dell’uomo che - per citare un passo di “Lassù le ali non hanno ruggine”, lavoro teatrale storico e fra i più celebri del Theatre en Vol - “anima a similitudine di vita” gli oggetti inanimati. Questa poetica si rifà nientemeno che a Leonardo da Vinci (la citazione nel passo teatrale è esplicita), e a quella prima espressione “ingenua” della scienza che mischiava meraviglia, curiosità, osservazione empirica e alchimia.

La forma, dettata dalla naturalezza del gesto, nobilita, benedice, anima gli umili materiali che impiega, come dona dolcezza al ferro, accende di vita il foglio. Oltre a conoscere il suo teatro un altro modo per entrare in contatto con il lavoro di Puccio Savioli sarebbe quello di visitare il suo laboratorio, e tutti i laboratori che ha avuto nella sua vita. Ognuno è il set di un film d’animazione che si svolge nella sua mente. Possono ricordare i luoghi generati dal genio di un Miyazaki, e con l’artista/poeta giapponese Puccio Savioli ha davvero molto in comune, nella intricata fragilità degli intrecci di elementi eterogenei, fra i cumuli di oggetti che hanno vissuto più vite, in cui il poeta indaga e che sul punto di crollare emettono dalla cima un soffio, uno sbuffo di sgangherata, ma vera, poesia.
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