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S.S. 7 maggio 2014
Al Borderline la mostra Rosa cenere
Inaugurazione della mostra Rosa Cenere venerdì 9 maggio al Borderline in via Rockfeller


SASSARI - Venerdì 9 maggio alle 20.30 al Ccs Borderline in via Rockfeller 16/c a Sassari, a pochi giorni dal 17 Maggio, giornata mondiale contro l'omofobia, verrà inaugurata la mostra Rosa Cenere, 19 illustrazioni per non dimenticare il Triangolo Rosa, con reading di testimonianze di ex internati nei lager nazisti a cura di Daniele Coni, Luca Dettori, Maria Rosaria D'Andrea e Simone Gelsomino. Rosa era il triangolo che veniva cucito sulle divise dei deportati omosessuali nei lager nazisti. Dopo la rivolta di Stonewall del 1969, il triangolo rosa divenne il simbolo della lotta di liberazione omosessuale, lotta nata anche sul dolore e sul silenzio delle vittime di una persecuzione a lungo taciuta e nascosta.

Le parole di alcuni internati omosessuali nei lager nazisti, fra i pochi ad essere sopravvissuti, interpretate da Daniele Coni, Luca Dettori, Maria Rosaria D'Andrea e Simone Gelsomino introdurranno la visione di 19 lavori incentrati sulle loro storie. Mos e Colletivu S'Ata Areste presentano il progetto nato dalla collaborazione di Peopall - gruppo di volontari del Cassero di Bologna - e del Centro di documentazione del Cassero, e dal coinvolgimento di 19 illustratori vicini alle istanze Lgbt che hanno aderito con entusiasmo alla proposta di raccontare, mediante la loro arte, le esperienze di 11 vittime, gay e lesbiche, delle deportazioni naziste, utilizzando come punto di partenza il triangolo rosa e accompagnandolo ai toni del bianco e del nero.

Rosa cenere nasce dall’urgenza di raccontare la memoria che, durante gli anni, ha rischiato di perdersi nelle pieghe di un silenzio imposto dalla vergogna nel mostrare le cicatrici che l’orrore nazi-fascista aveva impresso sui corpi dei deportati omosessuali. Raccontarla mediante l’arte è parso il modo migliore per fornire un punto d’accesso diverso e non banale, con l’intento di stimolare la riflessione e la curiosità. Dai volontari di Peopall è stata istintivamente cercata la collaborazione del Centro di documentazione del Cassero, luogo fondamentale di alimentazione della memoria della comunità Lgbt, da cui hanno ricevuto sostegno ed entusiasmo. Lo stesso entusiasmo con il quale hanno accettato di collaborare i diciannove artisti, coordinati da Jacopo Camagni, che generosamente hanno messo a disposizione il loro tempo e i loro talenti.

L’obiettivo della mostra, fin dall’inizio, è stato quello di non distaccarsi dalla veridicità delle esperienze vissute dalle vittime, e le testimonianze, dirette e indirette, sono state il punto di partenza dell’intero progetto. Tra le undici storie vere illustrate alcune sono già note, come quelle di Heinz Heger e Pierre Seel che con le loro pubblicazioni hanno aperto la strada alle prime ricerche sugli omosessuali deportati, altre invece sono state recuperate negli archivi online, come quella di Henny Schermann, una delle poche donne deportate anche perché lesbica.
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