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D.C. 3 febbraio 2015
Aree Sic e Zps: l’idea di Coldiretti Oristano
Al fine di tutelare l’ambiente e promuovere l’attività agricola delle aziende, la Coldiretti Oristano offre degli suggerimenti per migliorare i Piani di Gestione del territorio provinciale


ORISTANO – La Coldiretti Oristano, attenta alle iniziative pubbliche che si susseguono nei territori provinciali per l’illustrazione e la condivisione dei vari Piani di Gestione, esprime la propria opinione in merito al tema delle Aree Sic e Zps. «Tale questione – spiega Giuseppe Casu, direttore di Coldiretti Oristano – è estremamente importante, giacché interessa oltre 550 mila ettari sull’intero territorio regionale, buona parte dei quali riguardano zone storicamente caratterizzate da attività agricole». Così che la volontà, all’interno dei Piani, di contemperare le esigenze di tutela ambientale con quelle di salvaguardia dell’attività agricola viene accolta con favore da Coldiretti la quale, secondo sempre quanto dichiarato da Casu, ritiene prioritario incentivare con opportuni strumenti finanziari le aziende agricole presenti in tali aree, capaci di preservare gli habitat e le biodiversità.

In questo senso, per Coldiretti è prioritario compensare eventuali restrizioni alle attività agro zootecniche con incentivi o indennizzi. La soluzione sarebbe quella di attivare nel Psr 2014-2020 la misura 4, quella cioè che promuove investimenti non produttivi nelle aree protette ed ancor più la misura 12, appositamente rivolta alla rete natura 2000, oggi non contemplata, «nonostante la Giunta Regionale l’ abbia prevista nel Quadro di azioni prioritarie - Paf. Per Coldiretti Oristano è inoltre necessario procedere alla riduzione del carico burocratico che grava sulle imprese che operano nelle Aree Natura 2000.

«Per qualsiasi intervento – spiega Casu - anche per i lavori ordinari, le autorizzazioni sono legate a procedure burocratiche lunghe e complesse. Viene sempre richiesta la valutazione di incidenza ambientale, istruita da un unico soggetto in regione, l’ufficio Savi, con tempistiche lunghe e non compatibili con le esigenze di imprese che, seppur operando in aree particolari, debbono comunque confrontarsi con il mercato». E in un appello finale dice: «occorre definire un percorso omogeneo regionale che distingua gli interventi che necessitano di una valutazione di incidenza ambientale da quelli che possono, per loro natura, esserne privi; solo attraverso queste azioni, sarà possibile garantire quell’equilibrio tra attività antropiche e tutela dell’ambiente, indispensabile per far vivere e allo stesso tempo preservare i nostri territori».

Nella foto: Giuseppe Casu
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