Un recente studio dell’Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, sottoposto al controllo del Ministero dell’Ambiente, scagiona definitivamente gli allevamenti e accerta le responsabilità anche nei fanghi di depurazione e negli scarichi civili
ORISTANO - C’è una grossa novità riguardo la problematica nitrati. Alcune aree provinciali, sotto accusa per la forte pressione dei nitrati sul suolo, vengono finalmente scagionate da responsabilità pesanti circa l’inquinamento delle acque sotterranee. La polemica è di vecchia data: con le aziende zootecniche accusate di contribuire all’innalzamento dei valori dei nitrati nelle falde.
Un recente studio dell’Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, sottoposto al controllo del Ministero dell’Ambiente, scagiona definitivamente gli allevamenti e accerta le responsabilità anche nei fanghi di depurazione e negli scarichi civili.
Lo studio è stato concentrato nelle regioni del bacino del Po, della Pianura veneta e del Friuli Venezia Giulia, in aree molto simili al territorio di Arborea, con una forte criticità sui nitrati, con l’applicazione del nuovo modello di analisi isotopico.
Dallo studio emerge una rappresentazione diversa da quella storica che assegna alla zootecnia l’unica “responsabilità” in tema di inquinamento: gli allevamenti hanno un ruolo complessivo accertato non superiore mai ad un terzo del totale, come evidenziato dal piano di monitoraggio nelle regioni ad alta vocazione. «L’importante novità – spiega Giuseppe Casu, direttore di Coldiretti Oristano - segue la firma, avvenuta il 4 dicembre scorso, di un protocollo tra i Ministri dell’Agricoltura Maurizio Martina e dell’Ambiente Gianluca Galletti con il Presidente nazionale di Coldiretti Roberto Moncalvo, che aveva posto le basi per ridefinire le zone vulnerabili ai nitrati. Un accordo destinato a salvare dalla chiusura migliaia di allevamenti zootecnici, nella penisola e in Sardegna, ritenuti ingiustamente responsabili dell’inquinamento delle acque di falda».
«Gli allevatori – conclude Casu - non hanno alcun interesse ad inquinare ma, all’opposto, legano le eccellenze agroalimentari alla salubrità dell’ambiente e del territorio. Per queste ragioni, chiediamo all’Assessore regionale all’ ambiente Donatella Spano la celere attivazione di un percorso analogo a quello fatto nel Nord Italia anche nell’area di Arborea, con lo scopo di capire quali siano le reali fonti di inquinamento e rendere finalmente giustizia ai nostri allevatori, che da sempre lavorano per garantire ai consumatori prodotti sicuri e di qualità eccellente, giocando al contempo un ruolo essenziale nel preservare le nostre aree rurali, o migliorarne l’utilizzo per una corretta gestione del territorio».
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