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A.B. 6 marzo 2015
Danni fauna: Coldiretti Oristano contro Istituzioni
La preoccupazione per una stagione di nuovi danni è portata alla ribalta dalla Federazione Provinciale Coldiretti Oristano: «l´assessore Falchi e l´assessore Spano si impegnino concretamente sulla problematica»


ORISTANO - C’è forte preoccupazione tra gli operatori agricoli per i danni causati da fauna selvatica. Negli uffici di Coldiretti Oristano si ripetono i solleciti e le richieste di un intervento risolutivo. A testimonianza di una forte pressione nei territori da parte di alcune specie, come corvi, cormorani, gabbiani e cornacchie, oltre a cinghiali ed ora anche le nutrie, esiste la concreta paura tra i produttori agricoli di andare incontro ad un’altra annata di campi e produzioni distrutte. Infatti, dall’inverno all’estate, ciascuna stagione ha presentato un conto salato.

Danni per milioni di euro segnalati da tutta la provincia: dall’alto oristanese, dalla Marmilla, al Sinis, al terralbese. Il 2014 è stato un autentico bollettino di guerra con campi ostaggi di uccelli e raccolti distrutti. Centinaia di ettari con colture compromesse, spesso, il 60percento del raccolto non commerciabile, specie nelle coltivazioni di meloni ed angurie ma, anche su alcune ortive. Nel solo Comune di Cabras, l'anno scorso, sono andati perduti 22mila quintali di meloni e 12mila quintali di angurie. Danni anche alle attrezzature irrigue, ad erbai e campi di cereali. Non va meglio per i pescatori, pesantemente danneggiati dai cormorani. Ed ora si aggiunge anche il fattore nutria. Un problema che Coldiretti ritiene si stia sottovalutando e, in prospettiva, di difficile gestione. Una specie alloctona che si diffonde ad un ritmo impressionante, ormai in tutta la provincia, senza antagonisti a contrastarla. Con tre-quattro filiazioni annue ed un'adattabilità a qualsiasi habitat, sta popolando rapidamente tutti i rivi e canali provinciali.

Il Ministero della Salute ha chiarito che la competenza nella gestione delle popolazioni di nutrie, dei programmi di abbattimento e dello smaltimento delle carcasse degli animali abbattuti è dei Comuni. La nutria è esclusa dall’elenco delle specie di fauna selvatica protette ed inquadrata tra le specie nocive, al pari di topi e ratti. Spetta dunque all’Ente locale l’adozione di ordinanze urgenti e contingibili in particolari situazioni di criticità, e, in tale contesto, il coordinamento ed il supporto finanziario della Regione appare indispensabile. In questo scenario di estrema difficoltà, le risorse regionali per gli indennizzi sono scarne e , tra l’ altro, gravate da procedure complesse e difficili. Motivo per cui gran parte delle aziende agricole rinunciano a chiedere indennizzi. Non diminuiscono invece le proteste e le preoccupazioni degli agricoltori che chiedono a Coldiretti di attivarsi verso le istituzioni. A rischio il lavoro di tanti produttori.

Coldiretti ha più volte sollecitato un incontro con la Regione (Assessorato Ambiente ed Agricoltura) per l’avvio di un percorso risolutivo. Nonostante le continue richieste, anche da parte dei comuni del territorio, nessun piano organico è stato presentato dalle istituzioni regionali. Per il direttore provinciale Coldiretti Giuseppe Casu, si tratta di un “silenzio” non più sostenibile che sposta nel tempo la soluzione di un problema non più differibile, e che rischia di aumentare i fattori di pressione della fauna selvatica sul territorio, con la concreta possibilità, per alcune specie, di non essere più governate. In risposta ad una nota Coldiretti del settembre 2014, l’assessore regionale all’Agricoltura Elisabetta Falchi si impegnava ad attivare una interlocuzione con l’assessore all’Ambiente Spano per revisionare il Piano triennale di abbattimento con il coinvolgimento delle associazioni ed a lavorare per garantire un equo indennizzo alle aziende. Impegni finora disattesi, che rendono la situazione sempre più grave e complessa.

Coldiretti ritiene indispensabile una serie di interventi che, in termini di prospettiva, contengano la pressione della fauna selvatica nel territorio. La sua proposta indica: un coordinamento tra assessori regionali ed i diversi enti competenti, anche in virtù di recenti modifiche alla normativa comunitaria. Modifiche che rendono compatibili, con il mercato interno europeo, ulteriori percorsi, quali le assicurazioni agevolate, per le quali è possibile ricorrere ai fondi della Pac per il periodo 2014-2020, e gli stessi interventi di indennizzo; un'idonea programmazione faunistica a livello territoriale di lungo periodo, tesa a contenere il numero dei nocivi ed a ricreare quell’ equilibrio fondante tra ambiente, fauna selvatica ed attività produttive; l’invito a tutti i produttori che hanno subito danni da fauna selvatica a presentare le istanze di risarcimento ed a non farsi scoraggiare da procedure lunghe e complesse; un'azione immediata per indennizzare le perdite di produzione; serve un preciso impegno da parte della Giunta Regionale per destinare al capitolo indennizzi una congrua dotazione finanziaria; snellimento delle procedure di indennizzo.

Nella foto: il direttore provinciale Giuseppe Casu
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