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A.B.
10 agosto 2015
Teatro del Segno: omaggio ad Edith Piaf
Domani sera, ritratto d´artista nello scenario suggestivo dei Contrafforti della Chiesa di Santa Maria degli Angeli, in Via dei Frati Minori, a Santu Lussurgiu, per la settima edizione del festival Percorsi Teatrali

SANTU LUSSURGIU - Ritratto d'artista con “Edith–La voce dell'anima” di “OfficinAcustica” in cartellone domani, martedì 11 agosto, alle ore 22, nello scenario suggestivo dei Contrafforti della Chiesa di Santa Maria degli Angeli, in Via dei Frati Minori, a Santu Lussurgiu, per la settima edizione del festival “Percorsi Teatrali”, organizzato dal “Teatro del Segno” con il sostegno del Comune del Montiferru. Sotto i riflettori, la cantante Annalisa Mameli (che firma anche progetto e drammaturgia) ed il pianista Corrado Aragoni (suoi gli arrangiamenti e la direzione musicale) per un recital dedicato all'icona della canzone francese, il “passerotto” dall'aria fragile, ma indistruttibile, “l'ugola insanguinata” che ammaliò i pubblici di tutto il mondo con le sue straordinarie, indimenticabili interpretazioni.
Teatro e musica si fondono in uno spettacolo-concerto ispirato all'artista parigina, che ha saputo dar voce alle passioni, tra note struggenti, amare di rabbia e rimpianto, oppure ironiche e tenere, ed i gioiosi inni alla vita: lo spirito del Novecento, con le sue inquietudini, le sue contraddizioni, il senso di ribellione, vive nelle sue canzoni tra piccoli ed efficaci bozzetti, vere e proprie tranches de vie, trasfigurate in deliziose e a volte crudeli poesie in musica. Edith–La voce dell'anima è la riscoperta di un mito e del fascino intramontabile di melodie che raccontano l'amore, il rimpianto, i piccoli e grandi drammi dell'esistenza, i dettagli del quotidiano, ed insieme evocano un'atmosfera, la vivace temperie parigina d'inizio secolo, gli anni della guerra, e soprattutto la feconda stagione del secondo dopoguerra tra una nuova rinascita delle arti e l'evoluzione del pensiero. Il fascino delle canzoni (in gran parte legato ad un'interpretazione ricca di sfumature, vibrante e sognante, raffinata, ma anche in un certo senso “popolare”, di grande forza e capace di imprimersi indelebilmente nella memoria) è anche figlio di un'epoca ricca di fermenti e di contraddizioni, di una nuova visione della condizione umana, cinica e disincantata, e quindi “realista”.
Da “L'Accordéoniste” a “La vie en rose”, da “Hymne à l'amour” a “Les Amants d'un jour”, ma anche l'irresistibile “Milord” e la splendida “Non, je ne regrette rien”, la carriera della Piaf è stata costellata di successi, ma anche di tragedie private, dall'infanzia solitaria e poi tra le mura di un bordello, alla grave malattia agli occhi, la perdita della sua bambina, e del suo grande amore, quasi a ricordarle l'eterna paura dell'abbandono di un bimba nata (quasi) senza padre ed affidata alle cure dell'una e dell'altra nonna, entrambe inadeguate, e poi costretta a crescere in fretta dall'esistenza precaria degli artisti girovaghi, fino alle prime esibizioni nei cabaret ed all'emergere di un talento e di una voce formidabile: era la nascita di una stella.
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