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Red
29 maggio 2009
Sassari, Alghero Porto Torres: Area di Crisi
Dopo numerosi mesi si è riunito nel palazzo della Provincia di Sassari il Comitato per l´Area di Crisi, di cui fanno parte, oltre a tutte le associazioni di categoria, il comune del Nord Sardegna

ALGHERO - Dopo numerosi mesi si è riunito nel palazzo della Provincia di Sassari il Comitato per l'Area di Crisi, di cui fanno parte, oltre a tutte le associazioni di categoria, il comune di Sassari, quello di Alghero e Porto Torres.
«La convocazione straordinaria del Comitato, la cui funzione è arrivata a compimento con l’attuazione, fra luci e ombre, del Contratto d’Area originario e dei protocolli aggiuntivi sottoscritti negli anni, è il segno più chiaro della situazione in cui è piombato questo territorio nel giro di pochi mesi», denunciano i rappresentanti istituzionali.
Di seguito il testo integrale con cui Alessandra Giudici, si rivolge al presidente della Regione Sardegna, Ugo Cappellacci, in nome e per conto del Comitato per l’Area di crisi di Sassari, Alghero e Porto Torres.
Gentilissimo Presidente,
due giorni fa si è riunito nella sala Campus del palazzo della Provincia di Sassari il Comitato per l’Area di Crisi. È l’organismo nato nel 1994, quando fu istituita l’Area di crisi industriale di Sassari, Alghero e Porto Torres, alla quale furono concessi dal governo nazionale finanziamenti straordinari per sostenere l’iniziativa industriale attraverso la firma di un apposito Contratto d’Area. Del Comitato fanno parte la Provincia di Sassari, che del Contratto è responsabile unico, i Comuni di Sassari, Alghero e Porto Torres, la Camera di Commercio, la Confindustria, l’Api Sarda e tutte le altre associazioni di categoria, le segreterie territoriali di Cgil, Cisl e Uil e le federazioni territoriali delle sigle del comparto chimico che fanno capo alle stesse organizzazioni confederali. La convocazione straordinaria del Comitato, la cui funzione è arrivata a compimento con l’attuazione – fra luci e ombre – del Contratto d’Area originario e dei protocolli aggiuntivi sottoscritti negli anni, è il segno più chiaro della situazione in cui è piombato questo territorio nel giro di pochi mesi. Beninteso, la situazione non è precipitata di colpo, e le origini della difficile crisi economica, occupazionale, produttiva e sociale che stiamo affrontando in questo momento non sono certo recenti. Ma è emblematico che il Comitato per l’Area di crisi sia stato convocato dopo diverso tempo. Dopo che tutti gli attori istituzionali, economici e sociali che ne fanno parte avevano deciso di archiviare l’esperienza del Contratto d’Area – con tutto ciò che sottintendeva anche sul piano psicologico per un territorio definito Area di crisi – e di riprendere a parlare di sviluppo, a elaborare prospettive di medio e lungo periodo, a definire azioni da compiere per rilanciare l’economia della Sardegna Nord Ovest. Dopo che era stato deciso di ampliare il ragionamento, coinvolgendo l’intera classe dirigente provinciale in un percorso di riscatto che coinvolgesse tutta la Provincia di Sassari. Ebbene, per quanto la crisi abbia origini lontane e spiegazioni molteplici, le vicende degli ultimi mesi e le decisioni assunte altrove sulla testa di tutto il territorio ci hanno fatto ripiombare in uno stato di crisi che, numeri alla mano, risulta anche più grave rispetto a quando, ormai quindici anni fa, la Provincia di Sassari fu definita Area di crisi da un provvedimento del governo nazionale. Oggi non possiamo parlare di sviluppo e di progettualità perché dobbiamo fare i conti con l’emergenza. Una situazione drammatica, un’emorragia occupazionale e produttiva che preoccupa anche per le forti ripercussioni sociali che rischia di avere, a iniziare dal fatto che l’esasperazione e la rabbia – assolutamente comprensibili e condivisibili – di centinaia di lavoratori iniziano a diventare difficili da controllare. Nel frattempo, c’è che il territorio si trova costretto, prima ancora di pensare al proprio futuro, a difendere con le unghie e con i denti, quel che ha. E quel che ha è soprattutto l’industria chimica di Porto Torres, il cui destino è avvolto da un alone di mistero che non lascia presagire niente di buono all’orizzonte. Ecco perché ci sentiamo in crisi e abbiamo deciso di riunire di nuovo il Comitato per l’area di crisi. Viviamo nell’emergenza e difendiamo l’esistente. Senza stancarci, anche a costo di sembrare ossessivi, continueremo ad avanzare le stesse richieste che formuliamo da mesi a tutela del polo industriale di Porto Torres, attorno al quale ruota – inutile negarlo – l’intero sistema economico e produttivo territoriale. Attendiamo risposte, ma il tempo passa e continuiamo a non essere ascoltati. Siamo pronti a mobilitarci, a sostenere con ogni energia residua le ragioni dei lavoratori, che sono anche quelle di chi li rappresenta nelle istituzioni e nelle organizzazioni sindacali. Siamo decisi a difendere il territorio dagli attacchi di chi, eliminando con un solo colpo di spugna l’unica realtà industriale radicata nel territorio, ci condanna a un coma irreversibile. Per tutte queste ragioni ci troviamo nella condizione di esigere il rispetto di tutti gli impegni assunti negli anni dalla Regione Sardegna e sottoscritti anche da Lei durante il primo e ultimo incontro avuto col territorio, in occasione degli Stati generali della Provincia di Sassari che si sono tenuti lo scorso 15 maggio. In particolare, chiediamo ancora che ci si adoperi per l’attivazione da parte del Governo nazionale di un tavolo di confronto sulla chimica col coinvolgimento della Regione e dei rappresentanti istituzionali, sociali ed economici del territorio. Pretendiamo l’applicazione del progetto di salvaguardia della chimica italiana annunciato dal Governo nazionale lo scorso 22 marzo 2009, l’applicazione del progetto di rilancio della filiera cloro-soda in Italia e in Sardegna, l’applicazione del progetto – ancora sconosciuto – per l’eventuale riconversione o riorganizzazione produttiva delle filiere di Porto Torres ritenute diseconomiche, l’applicazione del progetto di riattivazione degli impianti di cumene e fenolo. Chiediamo l’attivazione da parte del Governo nazionale di tutte le procedure necessarie per il rilascio delle autorizzazioni definitive per l’avvio degli interventi di bonifica dei siti a carico delle aziende che operano all’interno del polo petrolchimico, nonché l’attivazione da parte del Governo nazionale di tutte le procedure necessarie per ottenere l’immediata disponibilità delle risorse necessarie per gli interventi più complessivi di bonifica dei siti. Chiediamo anche l’attivazione da parte della Giunta regionale della Conferenza dei servizi A.I.A. per il rilascio delle autorizzazioni definitive, che sono indispensabili per accelerare i tempi dell’avvio degli investimenti di E.On a Fiume Santo. Abbiamo atteso per essere ascoltati, per poter spiegare le ragioni di un malessere grave, gravissimo. E poi abbiamo atteso le risposte, il rispetto degli impegni assunti, a iniziare da quello di rendere conto a questo territorio di qualsiasi cosa succeda e di qualsiasi cosa venga decisa sul suo conto. Ma l’attesa non può essere infinita. Il tempo che passa non sta dalla parte di chi deve affrontare l’emergenza, perciò chiediamo che tutte le nostre domande e le nostre richieste vengano soddisfatte in tempi brevissimi. Chiediamo ancora una volta che Lei si faccia carico della situazione, che si assuma piena responsabilità di quanto è nelle competenze della Regione, che sostenga le nostre istanze nei confronti di Roma e del governo nazionale. Annunciamo sin da ora di essere pronti ad aderire a ogni forma di sciopero o mobilitazione che le organizzazioni sindacali hanno già annunciato di voler intraprendere.
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