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S.A. 21 luglio 2010
Serre fotovoltaiche, Sardegna pioniera
La prima regione in Italia a disciplinare l´utilizzo e l´installazione di impianti di produzione di energia solare fotovoltaica nelle serre. Intervento da inserire nelle serre produttive gestite dagli agricoltori


CAGLIARI- Per la prima volta nell’Isola, e prima regione in Italia, la Sardegna disciplina l’utilizzo e l'installazione di impianti di produzione di energia solare fotovoltaica nelle serre. Lo specifico decreto è stato firmato martedì dall’assessore regionale dell’Agricoltura, Andrea Prato, ed è stato illustrato questa mattina a Cagliari alla presenza delle organizzazioni agricole Cia, Coldiretti e Confagricoltura e dell’En.ri, il Comitato regionale per le energie rinnovabili. Il provvedimento arriva alla fine di un lungo lavoro di concertazione con tutti gli attori interessati, tra i quali soprattutto il mondo agricolo e quello industriale.

Diversi gli obiettivi: favorire la multifunzionalità energetica (consentire cioè un’integrazione del reddito per gli agricoltori) e abbattere i costi di produzione (gasolio, riscaldamento e raffreddamento delle serre). Il decreto stabilisce inoltre che l’installazione di pannelli fotovoltaici sia autorizzata solo in serre produttive (ortofrutta e floro-vivaismo in primis) e che i servizi energetici debbano essere gestiti in prima persona dagli agricoltori o da società miste con capitale a maggioranza nelle mani dei contadini. Tutto questo per evitare speculazioni di vario genere, a danno del mondo agricolo.

«L’obiettivo che la Regione Sardegna si pone in termini di sviluppo nel corso dei prossimi 3 anni (a regime) di 500 Mw in agricoltura con le serre fotovoltaiche – ha spiegato l’assessore Prato - nasce dalla presa di coscienza dell’opportunità di promuovere la multifunzionalità agricola e il rilancio di un comparto vitale per la nostra economia. Ci sono poi altre ricadute da non sottovalutare: un impatto ambientale pari a zero (500 MW equivalgono a 181 tonnellate di petrolio e a una mancata emissione nell’atmosfera di Co2 pari a 543 tonnellate), una produzione agricola competitiva a costi più bassi e gli effetti positivi sull’occupazione visto che i nuovi lavoratori diretti sarebbero circa 6mila».
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