Aumento del gasolio e delle materie prime e mancato accordo sul latte pesano sul futuro degli agricoltori sardi. I terreni incolti della Nurra sono l´immagine della crisi. L´emergenza è investire sui fondi europei
ALGHERO - Gasolio, mangimi e concimi, affitto terreni, ora anche l’Iva. L’annata agraria 2011-2012, che le imprese agricole della provincia di Sassari si apprestano ad iniziare, non poteva cominciare in modo peggiore. Per le aziende sono costi aggiuntivi: ora anche le irrigazioni costano sempre di più anche a causa dell’utilizzo del gasolio dei generatori che ha raggiunto prezzi esorbitanti.
«L’agricoltura del nord ovest Sardegna – sottolineano Battista Cualbu e Pietro Greco, presidente e direttore di Coldiretti Sassari – non è certo immune dalla crisi che stanno vivendo tutti i settori e per questo occorrono interventi mirati ed incisivi che favoriscano anche il ritorno
nelle campagne con politiche infrastrutturali che facilitano la rinascita agricola soprattutto delle aree interne». Un esempio di questa drammatica situazione è la realtà dei terreni della Nurra, tra Sassari, Porto Torres ed Alghero, un tempo per la gran parte seminati a grano ed oggi per lo più lasciati incolti. «Se è vero - dicono - che la causa principale è che il grano viene quotato a prezzi che sono oggi inferiori del 35 per cento rispetto a quelli raggiunti con il record storico due anni fa, nel marzo 2008, non possiamo far finta di non vedere quanto costa acquistare un quintale di grano certificato piuttosto che irrigare un ettaro di terra o utilizzare macchine agricole che vanno a gasolio».
«Se a questo – spiegano Cualbu e Greco - aggiungiamo il mancato accordo con gli industriali casearei per il prezzo del latte ovino, cosa che contribuisce a rendere fallimentare il futuro economico e finanziario delle imprese agricole, il quadro è completo». L'aumento dei prezzi delle materie prime e del petrolio spingono verso l'alto i costi di produzione degli alimenti, che fanno segnare un aumento medio del 9 per cento per le imprese in agricoltura. Soluzioni nel breve e lungo periodo.
«Investire tutti i fondi europei - sostengono dalla Coldiretti - a disposizione sia per la promozione sia per gli investimenti prima che scadano e tornino nelle casse europee a vantaggio degli altri Paesi». «Occorre ad esempio vigilare – proseguono - affinché l’aumento dell’Iva non sia l’occasione per speculare con aumenti di prezzo ingiustificati su beni indispensabili per i cittadini e le
imprese, dalla benzina ad alcuni tipi di alimenti e bevande». Basta vedere gli effetti dell’entrata in vigore dell’aumento di un punto percentuale dell’imposta sul valore aggiunto su molti beni a partire dalla benzina che è cresciuta di 1,4 centesimi, in misura superiore ad ogni previsione.
La maggioranza degli alimenti sono esclusi dall’aumento dell’Iva che però colpisce alcuni prodotti di largo consumo come l’acqua minerale, la birra e il vino per il quale la Coldiretti ha stimato un introito aggiuntivo per lo Stato di 35 – 40 milioni di euro: «per una bottiglia di tre euro il giusto aumento è pari ad appena 3 centesimi e bisogna dunque evitare che i ritocchi di pochi centesimi necessari per l’adeguamento dell’Iva diventino l’occasione per rincari ingiustificati al dettaglio in un momento di difficile crisi economica».
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