Importante risultato conseguito da un gruppo di pastori del nuorese, assistiti da Coldiretti. Siglato ieri il contratto con acquirenti continentali
CAGLIARI - Il latte ovino sfiora gli ottanta centesimi al litro. E’ questo l’importante risultato ottenuto da un gruppo di pastori del nuorese che, assistiti dalla Coldiretti, hanno siglato accordi di vendita per circa 7.000.000 di litri di latte con acquirenti continentali, al prezzo di 0,78 euro al litro. Già l’anno scorso, il gruppo di allevatori aveva superato i confini territoriali regionali, con l’obiettivo di ricercare un mercato migliore per il proprio latte: all’epoca il "mercato continentale" pagò ben 75 centesimi, in un momento in cui "il mercato regionale" pagava appena una media di 63 centesimi al litro.
L’iniziativa ebbe inoltre un "effetto volano" sull’intera filiera regionale: i dati ufficiali dell’Osservatorio per le produzioni ovi-caprine, gestito da Laore, certificarono un aumento del prezzo medio regionale che dai 63 centesimi del gennaio 2012 passo ai 69 centesimi del marzo 2012. La remunerazione conseguita oggi dal gruppo di allevatori sul mercato continentale si colloca comunque in un contesto di aumento generalizzato del prezzo del latte sul mercato sardo.
Attualmente, stando ai primi rilevamenti ufficiosi, il prezzo medio sulla piazza regionale si aggira attorno ai 72/73 centesimi, con punte fino a 75/76. In altri termini l’effetto legato alla ricerca del mercato migliore assume ormai una caratura strutturale, influenzando in maniera positiva la dinamica dei prezzi alla stalla. In ogni caso è stimata in circa 15.000.000 di litri la quota di latte sardo che nel 2013 sarà commercializzata in Italia e all’estero.
«Il nostro "essere Isola", la nostra "unicità" – commentano Scalas e Saba, rispettivamente presidente e direttore di Coldiretti Sardegna – sono elementi positivi da valorizzare. Essi possono essere il viatico che ci consentirà di sopravvivere in un’economia sempre più globalizzata, a patto che alla volontà di mantenere intatte le nostre tradizioni, il nostro "essere sardi", si affianchi la capacità di superare i confini regionali ogni qualvolta questi ci imbrigliano in meccanismi monopolistici insostenibilmente soffocanti».
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