E´ il direttore Coldiretti Oristano Giuseppe Casu a focalizzare l´attenzione sul rischio sostenibilità dei piani di gestione delle aree sic e zps
ORISTANO - «La preservazione delle biodiversità è strettamente legata al mantenimento delle attività agricole ed umane ivi presenti. Un assunto ribadito dalla stessa direttiva europea del 92 n. 43. Le attività agro zootecniche e la loro presenza vanno incentivate e stimolate, tenendo quindi in debita considerazione gli investimenti economici, gli oneri e gli impegni ulteriori che possono derivare alle aziende agricole. E su questo aspetto si sta delineando un quadro preoccupante: la Regione non avrebbe previsto la misura n. 12 del Programma di Sviluppo rurale 2014-2020 che doveva compensare i maggiori oneri o minori redditi da parte delle aziende agricole nelle aree sic e zps. Infatti i piani di gestione delle aree Natura 2000 fanno riferimento, nelle varie azioni di salvaguardia, alle risorse contemplate nel psr». E' il direttore Coldiretti Oristano Giuseppe Casu a focalizzare l'attenzione sul rischio sostenibilità dei piani di gestione delle aree sic e zps.
La provincia di Oristano annovera un numero consistente di aree protette: 18 siti d’Importanza comunitaria (alcuni interprovinciali) per 64.249 ha, con 34 comuni interessati; 12 ZPS per 41.554 ha di superficie. Per un totale di 105.803 ettari a fronte di una superficie agro - silvo – pastorale provinciale di 293.462 ha. Un dato di rilievo, con il 36% del territorio oristanese. Coldiretti ha rimarcato più volte delle criticità che rischiano di inficiare i possibili benefici nella gestione e mantenimento di territori e biodiversità di notevole valor anche per le imprese agricole e zootecniche e che, peraltro, mettono in difficoltà le stesse aziende che operano in dette aree.
«Tutta la impalcatura delle aree Natura 2000 della Sardegna viene così a mancare ed è posta a serio rischio – spiega Casu – poiché non esistono le condizioni per la sostenibilità dei piani di gestione. Si manifesta dunque la concreta possibilità di avere degli interventi incompleti con oneri maggiori per le aziende agricole, per conservare delle biodiversità, a fronte di zero indennizzi. In tal modo verrà a mancare la presenza attiva delle aziende, non essendoci le condizioni per la loro basilare e contemplata operatività nei piani di gestione.
Ma occorre superare anche altre problematiche che condizioneranno negativamente la funzionalità ed operatività delle aree protette».
Secondo l'associazione la burocratizzazione resta uno dei problemi da risolvere: «l’articolo 6 della Direttiva “Habitat” stabilisce l’obbligo di costose e lunghe valutazioni d’incidenza delle attività realizzate all’interno delle aree Natura 2000, per verificare eventuali impatti negativi sulla biodiversità. Appare indispensabile una semplificazione. La corretta delimitazione delle aree dove insistono delle azioni di regolamentazione e divieti per la conservazione degli habitat o specie. Opportuna una riperimetrazione scrupolosa delle criticità, affinché non si appongano vincoli generalizzati all’ intero territorio. Il Governo dei piani di gestione: senza alcuna sinergia tra loro».
Coldiretti ha richiesto un confronto alle istituzioni regionali, assessorati Agricoltura e Ambiente, affinché il mondo della politica, degli operatori tecnici ed economici attivino un percorso che porti a soluzione le varie criticità. C’è stata la risposta dell' Assessorato all’agricoltura ma, a tutt’oggi, non è pervenuta alcuna convocazione ufficiale per poter così rappresentare le istanze del mondo agricolo. «L’ obiettivo resta costruire un percorso - conclude Casu - dove l' ambiente diventa una risorsa reale e durevole per le comunità, condivisa e tutelata in primis dagli operatori agricoli e in tal senso l’attivazione della Mis. 12 nel PSR 2014-2020 rappresenta il necessario punto di partenza».
Nella foto: Giuseppe Casu di Coldiretti Oristano
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